Stagiaires, questi sconosciuti

 

 

by Paula Irons


 

 

 

Stagiaire inglese:

 

   Provenienza: Scotland, England (Galles ed Irlanda del Nord hanno di meglio da fare, come scavare il carbone nelle miniere o organizzare la resistenza orangista).

 

La stagiaire “anglo-saxon” di sesso femminile ha circa 23 anni (un sentito ringraziamento al sistema scolastico anglosassone da parte di tutti i funzionari della Commissione: dove le trovano altrimenti giovani e carine, modello “Brenda” in Beverly Hills 9021?), e per ragioni apparentemente ignote vuole immancabilmente imparare l’italiano. Due le scuole di pensiero riguardo ai motivi di tanto desiderio di sapere: 1) per amore dell’”Italians do it better” o 2) per amore della cucina italiana. In tal caso, un consiglio agli arrapati maschi italici: non invitarla mai a cena dicendo “cucino io”. Se ne andrà prima del dolce con la scusa che il giorno dopo deve studiare, e voi avrete la certezza che 1) era venuta per la cucina, e non per voi; 2) la vostra cucina fa schifo. E’ inutile, uomini, non sapete cucinare, non mettetevi a dire che i cuochi più famosi sono maschi. E’ vero, ma chi andrebbe a letto con Vissani?

 

La stagiaire inglese apprende tre parole di italiano tramite lezioni via sms, e ritiene che siano sufficienti per affrontare qualsiasi conversazione: vi telefonerà per fare esercizio e sarete tenuti a comprendere i suoi biascicamenti senza farle capire che non azzecca una parola giusta nemmeno se gliela suggerite voi.

 

Lo stagiaire  inglese di sesso maschile è un vero gentleman: se si trova sull’ascensore con una donna preferirà scendere al piano sbagliato pur di non interrompere una conversazione sul tempo (uomini, imparate! Altro che cedere il passo o aprire lo sportello dell’auto, cose che molti di voi già non si sognano di fare in nome della parità tra sessi. Lo avrete capito che la supposta parità è tutta una bufala, vero?). 

 

E’ atermico, perché nonostante il freddo invernale e la pioggia gelida che ancora affliggono la città  non indossa il cappotto, il giaccone o qualsiasi altra sorta di soprabito: si limita ad avvolgere il collo in una sciarpa di Burberry’s, con il risultato di inzuppare la giacca di cachemere. Ma fa cosí “uomo vero” che non si impensierisce più di tanto. 

 

Ha studiato ad Oxford, sostiene che la birra inglese non è assolutamente paragonabile a quella dei papisti belgi ed è irrimediabilmente convinto che il tempo inglese è preferibile a quello di Bruxelles. Il suo argomento principale di conversazione è il modo in cui alla Commissione una masnada di ignoranti provenienti da tutta Europa  e fermamente convinti di parlare un ottimo inglese storpia la sacra lingua di Shakespeare.

 

 

 

 

 

Stagiaire italiano:

 

Provenienza: generalmente Roma (non per niente siamo stati i colonizzatori d’Europa in epoca non sospetta); età media trent’anni, grazie al sistema scolastico italiano, che nessuno ringrazia ma che gli ha consentito di rimanere parcheggiato in un paio di facoltà onde evitare il servizio militare (ecco la vera ragione perché alla fine è stato abolito), è arrivato a Bruxelles con la Smart carica di valigie viaggiando per tremila chilometri arrampicato sul volante, (perché o le valigie, o lui nell’abitacolo) ma verrà premiato per l’impresa perché sarà l’unico a poter riaccompagnare le  stagiaires a casa senza impegnarsi le mutande a furia di  pagar loro il taxi.

 

Il cruccio maggiore del suo soggiorno bruxellese è la mancanza di tende alle finestre, che gli impedisce di godersi il meritato riposo dopo le fatiche notturne: ed è un problema serio, perché egli si ritira verso le quattro del mattino (già albeggia a queste latitudini) e almeno 4 ore di sonno non si dovrebbero negare a nessuno (“manco li cani”).

 

 Il suo alloggio è fornito di cucina che mai verrà toccata: egli sa di non saper cucinare, perché ha letto la prima parte dell’articolo, quindi “mette a disposizione” la casa per chi volesse cimentarsi. Ma quale donna, se deve cucinare, preferisce farlo in una casa altrui, per di più di un uomo che dichiara di non avere nemmeno il sale per la pasta? Lo stagiaire italico preferisce pertanto farsi invitare a cena dalle stagiaires svedesi, che per fargli cosa gradita gli cucineranno rivoltanti spaghetti al pesto. Ma siccome egli si è procurato l’invito scandinavo per altre necessità diverse da quelle puramente alimentari, non lo sentirete mai lamentarsi della qualità del cibo.

 

Dopo aver sperimentato le diverse “cucine” europee, si accompagnerà infine ad un’italica bellezza dai lunghi capelli scuri e tailleirino di Saddler: per rispetto del “moglie e buoi dei paesi tuoi” (visto il tempo di mucca pazza), o perché, alla fine, non di solo pene vive l’uomo, ma anche di rigatoni al sugo al dente e con sopra una bella spolverata di parmigiano reggiano? Credo la seconda che ho detto.

 

 

 

 

Stagiare extracomunitario

 

Ebbene sí, alla Commissione si è infiltrata una nutrita compagine di stagiaires extra U.E., falange d’avanguardia delle migliaia di nuovi euroburocrati che caleranno, sulle orme di Alarico, in ogni angolo d’Europa in seguito all’ingresso dei paesi dell’Est nell’Unione. La babele di lingue parlate qui si è pertanto arricchita del dolce suono del polacco, dell’aggraziato rumeno e del melodioso ungherese. E come trascurare l’orecchiabile lituano?

 

Lo stagiare extracomunitario ha un indelebile segno di riconoscimento: il taglio dei capelli, modello Ali Agcà primi anni ’80 (dopo, il barbiere di Regina Coeli ha rinnovato il suo look),  che ben si accompagna alla giacca principe di Galles grigio chiaro con camicia bianca e pantaloni spezzati. Come ogni avanguardia che si rispetti, sta già facendo terra bruciata attorno a sé: nelle elezioni per i rappresentanti degli stagiares ha sbaragliato la concorrenza di greci, spagnoli e portoghesi, solitamente i più agguerriti sindacalisti assieme agli italiani, riuscendo a farsi eleggere dietro promessa di assumere ogni stagiare presso le istituzioni, grazie alle sue alte conoscenze. I poveri stagiaires non hanno compreso che egli parlava di latitudine e non di vertice politico, e l’hanno votato.

 

Siccome egli deve preparare la strada alle nuove generazioni di eurofunzionari, ha già avviato la campagna di acculturazione: le caselle di posta della Commissione sono inondate da mail incomprensibili, che simpatiche ed ineffabili stagiaries, sopraffatte dal fascino slavo, forwardano ignare perché  “è tanto divertente, pensa che bello, arriva un messaggio di cui non capisci una sola parola!”. I tedeschi sono disperati, da anni cercano di far assurgere la loro lingua ariana a lingua di lavoro nella Commissione, e all’orizzonte si profila la vittoria del polacco!

 

Avreste mai pensato che la vostra colf potesse essere un agente del nemico?

 

 

 


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